Musica e trekking: un format adattabile
La sfida di questo genere di eventi è proprio quella di adattare il format alla location dove li si inserisce, considerando lo spazio disponibile e l’accessibilità: il loro scopo principale è quello di riqualificare il valore naturalistico della zona. Quindi, Sentieri Sonori è di fatto simile al festival friulano No Borders, o a quello trentino I Suoni delle Dolomiti, ma i Colli Euganei offrono spazi più piccoli ed è per questo che la disponibilità dei posti è molto ridotta. Questa misura è di enorme importanza perché troppe persone andrebbero inevitabilmente a intaccare la zona. Ci sarebbero più emissioni, la gestione dei rifiuti sarebbe più difficile, e gli inquinamenti sonoro e luminoso andrebbero a disturbare molto di più la fauna locale. In più, i percorsi di trekking diventerebbero decisamente pericolosi.
Di conseguenza, la dimensione creata da Sentieri Sonori è volutamente raccolta in quanto adattata all’area: si hanno in media 300 persone a evento. Questo numero garantisce la tutela dell’area e, nel pieno spirito di Play, favorisce anche la creazione di una rete tra i partecipanti.
Durante la nostra intervista telefonica, Andrea ha insistito molto su questo punto: “Questa modalità permette a tutti di conoscersi meglio, le facce diventano familiari”. Continua Andrea: “Si crea una dimensione più intima, quasi familiare”.
Per l’inclusione dei più piccoli, Play organizza anche Sentieri Sonori Junior – a Montegrotto (PD) – dove i bambini partecipano a diversi laboratori musicali e non, imparando a suonare e a osservare le foglie e gli animali del sottosuolo. Nell’ultima edizione c’è stata anche l’inclusione di persone con disabilità, che è stata accolta con successo: hanno partecipato tra i 30 e 40 ragazzi.
La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento
Giunto nel 2022 alla sua sesta edizione, il festival dimostra ogni anno di saper evolvere, cogliendo le nuove sfide del territorio e compensando i propri limiti. Gli eventi sono stati distribuiti in otto comuni nella zona, portando una ventata di aria fresca.
Progetti come questo rafforzano l’idea che la musica, e più in generale l’arte tutta, può e deve essere veicolo di messaggi importanti come la sostenibilità, la tutela del territorio, l’inclusione sociale.
La musica coinvolge la nostra emotività, ci fa evolvere e può aiutarci a trovare gli strumenti per affrontare le sfide di oggi. Diventa una scorciatoia verso un’educazione ambientale efficace. È più facile prendersi cura di ciò che riteniamo importante se ne comprendiamo il suo valore.

È laureata in Lingue, Letterature e Mediazione Culturale presso Unipd ed è attualmente studentessa magistrale di Environmental Humanities a Ca’ Foscari. Appassionata di animali, mare e arte contemporanea, il suo interesse principale è l’intersezionalità che esplora nuovi modi di unire creatività, sostenibilità ed ecologia. La sua passione per la sensibilizzazione ambientale l’ha spinta a partecipare ad Atmosphera Lab.