La musica per la tutela ambientale

Il progetto Sentieri Sonori: alla (ri)scoperta sostenibile dei Colli Euganei

L’unione dei saperi contro la crisi climatica

Negli ultimi vent’anni e forse più, la scienza ha accumulato enormi quantità di dati che confermano una crisi climatica senza precedenti causata, in gran parte, dagli esseri umani. Nonostante ciò, sembra che l’urgenza non sia sentita quanto dovrebbe e sia i singoli individui, sia enti istituzionali, sia i governi, proseguono secondo il diktat “business as usual”.

È evidente che la scienza non basta. La scienza ha bisogno dell’arte: che sia pittura, danza, cinema o musica, ha la capacità di farci emozionare. L’arte e la scienza insieme creano in noi consapevolezza e ci permettono di capire il valore di quello che abbiamo intorno. Secondo Donna Haraway e Anna Tsing, la cura è un sentimento che parte proprio da questa consapevolezza condivisa, che genera il desiderio di preservare il valore del nostro ambiente. Quanto più il desiderio è condiviso, tanto più possiamo cooperare.

Ripartire dal locale con l’associazione culturale Play e il progetto Sentieri Sonori

Molto spesso pensiamo che per risolvere il cambiamento climatico l’unica soluzione sia la tecnologia e quindi supportare interventi su larga scala e a grosso impatto. 

Nonostante sia importante progettare interventi di ampio respiro, spesso la nostra responsabilità e il nostro margine di azione sono relegati a una dimensione più ridotta. Ma è proprio in questa dimensione che operano realtà come le associazioni culturali. Spicca tra queste Play, che ha come mission quella di accrescere la sensibilità culturale della comunità proprio attraverso la musica, declinandola all’inclusione e alla salvaguardia ambientale.

L’associazione culturale Play viene fondata da Andrea Vedovato e Yuri Argentino a Padova, nel 2015. Entrambi giovani musicisti di professione, decidono di dare vita all’ associazione per sviluppare la propria creatività e implementare i propri valori.

Durante un’intervista, Andrea Vedovato ha raccontato che nel 2016 tutti gli obiettivi di Play si sono allineati nel progetto emblematico Sentieri Sonori, una rassegna musicale ambientata nel suggestivo scenario dei Colli Euganei. Gli eventi combinano percorsi di trekking e concerti che a partire dalla  valle, conducono i piccoli gruppi, artisti inclusi, fino alla cima guidati dal referente che illustra le caratteristiche del territorio. Così facendo, i partecipanti riscoprono l’area, guardandola con occhi diversi, o forse… ascoltandola con orecchie diverse.

Musica e trekking: un format adattabile

La sfida di questo genere di eventi è proprio quella di adattare il format alla location dove li si inserisce, considerando lo spazio disponibile e l’accessibilità: il loro scopo principale è quello di riqualificare il valore naturalistico della zona. Quindi, Sentieri Sonori è di fatto simile al festival friulano No Borders, o a quello trentino I Suoni delle Dolomiti, ma i Colli Euganei offrono spazi più piccoli ed è per questo che la disponibilità dei posti è molto ridotta. Questa misura è di enorme importanza perché troppe persone andrebbero inevitabilmente a intaccare la zona. Ci sarebbero più emissioni, la gestione dei rifiuti sarebbe più difficile, e gli inquinamenti sonoro e luminoso andrebbero a disturbare molto di più la fauna locale. In più, i percorsi di trekking diventerebbero decisamente pericolosi.

Di conseguenza, la dimensione creata da Sentieri Sonori è volutamente raccolta in quanto adattata all’area: si hanno in media 300 persone a evento. Questo numero garantisce la tutela dell’area e, nel pieno spirito di Play, favorisce anche la creazione di una rete tra i partecipanti.

Durante la nostra intervista telefonica, Andrea ha insistito molto su questo punto: “Questa modalità permette a tutti di conoscersi meglio, le facce diventano familiari”. Continua Andrea: “Si crea una dimensione più intima, quasi familiare”.

Per l’inclusione dei più piccoli, Play organizza anche Sentieri Sonori Junior  – a Montegrotto (PD) – dove i bambini partecipano a diversi laboratori musicali e non, imparando a suonare e a osservare le foglie e gli animali del sottosuolo. Nell’ultima edizione c’è stata anche l’inclusione di persone con disabilità, che è stata accolta con successo: hanno partecipato tra i 30 e 40 ragazzi.

La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento

Giunto nel 2022 alla sua sesta edizione, il festival dimostra ogni anno di saper evolvere, cogliendo le nuove sfide del territorio e compensando i propri limiti. Gli eventi sono stati distribuiti in otto comuni nella zona, portando una ventata di aria fresca.

Progetti come questo rafforzano l’idea che la musica, e più in generale l’arte tutta, può e deve essere veicolo di messaggi importanti come la sostenibilità, la tutela del territorio, l’inclusione sociale.

La musica coinvolge la nostra emotività, ci fa evolvere e può aiutarci a trovare gli strumenti per affrontare le sfide di oggi. Diventa una scorciatoia verso un’educazione ambientale efficace. È più facile prendersi cura di ciò che riteniamo importante se ne comprendiamo il suo valore.

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