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Il pericolo dell’ecofascismo

Quando il razzismo si traveste da ambientalismo

23/09/2024

È impossibile ignorare il cambiamento climatico

Fa molto caldo. Da anni ormai, ogni estate è l’ennesima estate caldissima. Il 22 luglio 2024 è stato il giorno con la temperatura media globale più alta di sempre. 

Per molto tempo, la reazione al cambiamento climatico della destra globale è stata ignorare e negare l’evidenza scientifica. Nonostante la ricerca scientifica avesse già stabilito che il cambiamento climatico è di origine antropica, organizzazioni e think tank di destra hanno finanziato un manipolo di scienziati per mettere in dubbio la validità della ricerca. [1]

Anche in Italia, i politici di destra ed estrema destra si sono per lungo tempo allineati a questa tendenza. “In estate ha sempre fatto caldo” è un evergreen che si sente spesso. 

Tuttavia, siamo arrivati a un punto in cui il cambiamento climatico e l’ambiente sono temi che toccano la sensibilità della maggior parte di cittadine e cittadini. Dunque anche l’estrema destra sente il bisogno di occuparsi di questi argomenti. 

Nel fornire una risposta di (estrema) destra a queste preoccupazioni, si è fatta strada anche in Italia l’ecofascismo, una corrente ideologica che ha radici remote e che è stata riportata alla luce negli ultimi anni da alcuni eventi tragici. 

Gli attentati 

Una delle più recenti e atroci concretizzazioni dell’ecofascismo è stato l’attentato del marzo 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda. Un suprematista bianco, Brenton Tarrant, spara sulla folla in una moschea in un venerdì di preghiera e poi si dirige a un centro islamico. In totale, uccide 51 persone e ne ferisce 40. 

Qualche mese dopo, un ventiduenne texano, Patrick Crusius, apre il fuoco in un centro commerciale di El Paso uccidendo e ferendo principalmente persone latino-americane (23 i morti). 

In entrambi i casi, i fautori degli attentati hanno pubblicato online, poco prima delle sparatorie, due manifesti programmatici in cui, insieme ad altre idee suprematiste, appare marcatamente la questione ambientale. Mentre secondo Tarrant non esisterebbe conservatorismo senza ambientalismo, Crusius imputa i problemi climatici all’immigrazione dal Messico. 

L’idea principale che unisce i due attentatori sembra essere “la svalutazione della vita umana, soprattutto delle popolazioni considerate inferiori, al fine di proteggere l’ambiente”. [2] Queste sono le parole di Francesca Santolini, giornalista esperta di temi ambientali, che ha di recente pubblicato il libro Ecofascisti. Estrema destra e ambiente.

Ambientalismo e razzismo

Il libro di Santolini indaga e critica i capisaldi ideologici dell’ecofascismo. Tra questi, come evidente dai fatti di Christchurch ed El Paso, l’idea principale unisce a doppio filo ambientalismo, razzismo e xenofobia. Per l’ecofascismo proteggere l’ambiente significa proteggere la Nazione “dalla sovrappopolazione e dalla contaminazione etnica” [3], che minacciano l’identità del popolo e l’ambiente naturale ad esso assegnato.

Come racconta Santolini, questa versione di estrema destra dell’ambientalismo piega opportunisticamente l’idea della difesa dell’ambiente in senso nazionalistico e razzista: se per difendere l’ambiente è necessario difendere la razza, allora, per difendere l’ambiente, non è possibile integrare e accogliere le persone migranti.

Fonte: Einaudi.it

Questa idea è espressa bene dal concetto di eco bordering, teorizzata dai ricercatori britannici Turner e Bailey [4]. L‘eco bordering è una strategia politica che dipinge l’immigrazione come minaccia per l’ambiente. Secondo questa strategia, la persona migrante è responsabile di vandalismo – in quanto sarebbe irrispettosa dell’ambiente – e di saccheggio ambientale – in quanto sfrutterebbe indebitamente le risorse naturali appartenenti alla popolazione. 

Tuttavia, come vedremo a breve, una delle mistificazioni più insidiose dell’ecofascismo è proprio questa inversione di causa ed effetto.

Critica all’ecofascismo 

Come argomenta Santolini, l’idea che i migranti siano responsabili del cambiamento climatico è una delle idee principale dell’ecofascismo e rappresenta un errore, dal momento che inverte causa (il cambiamento climatico) ed effetto (le migrazioni).

Infatti, l’idea ecofascista non ha basi scientifiche. In effetti, è proprio il contrario: come riporta un rapporto di Oxfam e Stockholm Environment Institute sono le persone più ricche che emettono nell’atmosfera molta più CO2 rispetto a quelle più povere. [5] Come racconta Santolini, però, i Paesi a basso reddito subiscono maggiormente le conseguenze del cambiamento climatico innescato da quelli più ricchi. Infatti, molti Paesi dell’Africa subsahariana, del Medio Oriente e dell’Asia meridionale sono hot-spot, luoghi in cui gli eventi collegati al cambiamento climatico destabilizzano società già fragili. Questo, in ultima analisi, genera le migrazioni climatiche.

La diffusione del pensiero ecofascista 

Anche in Italia l’ecofascismo inizia a farsi sentire, nonostante, come commenta Santolini, la destra e l’estrema destra usino ancora molto l’armamentario retorico collegato alla negazione esplicita del cambiamento climatico. 

Fanno eccezione Francesco Giubilei, ideologo vicino a Fratelli d’Italia e all’estrema destra, che ha recentemente scritto un libro intitolato Conservare la natura, e Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia. Santolini riassume le loro idee in due punti. In primo luogo, difendere l’ambiente significa difendere il territorio nazionale. Di conseguenza, tutti gli accordi sovranazionali rappresentano un’espressione del globalismo, indebita ingerenza sulla sovranità della Nazione. 

Santolini commenta che l’ecologismo di destra, anziché guardare all’evidente natura globale e sistemica della crisi climatica, offre come risposta la cura del proprio orto.

La responsabilità 

Il libro di Santolini si chiude con una riflessione importante. Dato che ormai è impossibile negare il cambiamento climatico, la destra e l’estrema destra, tramite il discorso ecofascista, negano “l’idea che le nazioni storicamente più responsabili delle emissioni di carbonio debbano qualcosa alle popolazioni del Sud del mondo, colpite maggiormente da quelle emissioni” [6]. Dietro il discorso ecofascista, dunque, si cela il confortevole ripudio della nostra responsabilità per la crisi climatica

Note

[1] Oreskes, N., & Conway, E. M. (2012). Merchants of doubt: How a handful of scientists obscured the truth on issues from tobacco smoke to global warming (Paperback. ed). Bloomsbury; trad. it. Luigi Ciattaglia, Diego Tavazzi, Mercanti di dubbio, Edizioni Ambiente (2019). 

[2] Santolini, F. (2024). Ecofascisti: Estrema destra e ambiente. Giulio Einaudi editore, p.53.

[3] ivi, p.95.

[4] Turner, J., & Bailey, D. (2022). ‘Ecobordering’: Casting immigration control as environmental protection. Environmental Politics, 31(1), 110–131. https://doi.org/10.1080/09644016.2021.1916197

[5] Kartha, S., Kemp-Benedict, E., Ghosh, E., Nazareth, A. and Gore, T. (2020). The Carbon Inequality Era: An assessment of the global distribution of consumption emissions among individuals from 1990 to 2015 and beyond. Joint Research Report. Stockholm Environment Institute and Oxfam International.

[6] Santolini, op.cit., p.97

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Filippo Vasone

Ha conseguito una laurea magistrale in Logica e Filosofia della Scienza (LMU – Monaco di Baviera), durante la quale si è occupato del rapporto tra scienza e società. Attualmente studia Analisi Dati (UniTo) e scrive di filosofia, scienza e valori online.

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