Città vulnerabili, città resilienti
Il rischio naturale in contesti urbani è tradizionalmente definito come il prodotto di una contingenza geofisica o idrometeorologica e della vulnerabilità territoriale.
La vulnerabilità di una città dipende innanzitutto dalle sue caratteristiche geografiche e strutturali, tra le quali la funzionalità edilizia e la distribuzione demografica. Situata sul delta del Mississippi, in larga parte sul livello del mare o al di sotto di esso e affacciata sul Golfo del Messico, la città di New Orleans è strategica per il commercio, ma è estremamente esposta a inondazioni e uragani. Il geografo Peirce Lewis la definì “la città impossibile ma inevitabile”.
La vulnerabilità urbana ha anche altre dimensioni, come quella culturale, cognitiva, politico-amministrativa, istituzionale ed economico-sociale: proprio sotto quest’ultimo aspetto, già prima dell’uragano del 2005, la città si collocava al secondo posto tra le maggiori aree metropolitane statunitensi a più alto tasso di povertà, pari al 18,4% dei residenti.
Per calcolare il rischio, cioè il danno potenziale, al quale una città è esposta, è dunque necessario prendere in considerazione l’insieme di questi fattori. Stimare la portata delle conseguenze di una catastrofe è funzionale a rafforzare la resilienza urbana, cioè la capacità di una comunità di riadattarsi e ritornare a uno stato pari o migliore di quello precedente all’avvento di una catastrofe naturale.
Vulnerabilità e resilienza nel Nono Distretto
Il Nono Distretto – lo scenario dell’intero romanzo di Rhodes – è stata una delle aree più danneggiate da Katrina e si è distinto per una ripresa particolarmente lenta e graduale. Infatti, nel 2015, solo il 37% della popolazione pre-Katrina vi aveva fatto ritorno e rispetto ad altri distretti erano state ricostruite poche abitazioni e imprese.
Sebbene particolarmente vulnerabile sul piano economico e geografico, il Nono Distretto beneficia di un grande capitale sociale, cioè di una ricca rete di risorse in termini di saperi, abilità, relazioni di reciprocità e condivisione di beni materiali. Un’inchiesta condotta nel 2010 ha rivelato che i residenti di questo distretto nella maggior parte dei casi conoscono personalmente i propri vicini e risiedono nella zona da più tempo rispetto ai residenti di altre aree più agiate ed etnicamente più omogenee.
Il romanzo di Rhodes mette in luce l’intreccio di queste relazioni, che si rivelano essere una rete di solidarietà importante specialmente nella fase di preparazione all’arrivo dell’uragano, tra chi può e sceglie di evacuare e chi resta, facendo scorta di ogni bene primario necessario e offrendo rifugio ai propri vicini.
Solidarietà cittadina per (r)innovare la città: lowernine.org
Ninth Ward si chiude assicurando al lettore che la giovane protagonista è salva. Tuttavia, che ne è stato del Nono Distretto dopo l’uragano? I progetti e i finanziamenti finalizzati alla ricostruzione della città intera sono innumerevoli. Alcune iniziative specifiche per il Nono Distretto sono state orientate da un forte senso di solidarietà e resilienza collettiva. Tra queste, lowernine.org.
Fondata dall’artigiano ed imprenditore Rick Prose, questa organizzazione non profit ha fornito immediata assistenza ai superstiti di Katrina e dal 2020 ha costituito un servizio di raccolta e redistribuzione alimentare che è ancora oggi aperto al pubblico ogni sabato. Grazie al supporto economico di diversi sostenitori istituzionali e privati e grazie ad un’équipe costituita da professionisti e da volontari non specializzati, lowernine.org ha rinnovato diversi edifici gravemente danneggiati del Nono Distretto: novanta abitazioni sono state riedificate e più di 300 altre hanno beneficiato di diversi interventi di ristrutturazione.
A motivare i volontari di lowernine.org è stata la volontà di incoraggiare i precedenti residenti a tornare ad abitare il Distretto e a ricostituire la rete sociale che rischiava di essere persa, incoraggiando una ripresa salda e a lungo termine. La loro opera di ricostruzione del Distretto rappresenta la resilienza urbana che aspira a riportare la città non solo a uno stato equivalente a quello precedente la catastrofe, ma a uno ben più stabile e durevole. Per esempio, gran parte delle nuove abitazioni edificate sono sorrette da strutture rialzate e maggiormente resistenti al vento, che rendono gli edifici più stabili in caso di inondazioni e uragani.
Sono proprio lowernine.org e le altre innumerevoli iniziative che operano per rendere New Orleans e i suoi distretti più critici meno vulnerabili e più resilienti – tanto strutturalmente quanto socialmente – a scrivere il seguito per tutte le Lanesha della città inevitabile e forse sempre meno impossibile.

Ottenuto un doppio titolo triennale in Culture e letterature del mondo moderno e Langues, littératures, civilisations étrangères et régionales tra Torino e Chambéry, Elisa attualmente è studentessa del Corso di Laurea magistrale in Environmental Humanities dell‘Università Ca’ Foscari di Venezia. Contribuisce con entusiasmo ad Atmosphera lab.