L’ape non è un animale domestico e neppure selvatico, ma qualcosa di intermedio, una creatura capace di contrarre rapporti con l’uomo senza perdere la propria libertà; o comunque restando sempre in condizioni di riprendersela.
(Plinio, Historia Naturalis)
Adotta un alveare e proteggi le api: l’iniziativa di 3Bee
Api. Di fronte a questa parola, come reagite?
Molti potrebbero essere spaventati: il pungiglione di questi insetti non piace a nessuno.
Qualcuno, invece, potrebbe essere preoccupato: le notizie relative alle morie di api, con conseguente perdita della biodiversità, sono purtroppo sempre più frequenti.
Altri, infine, potrebbero essere affascinati dalle api e dal loro mondo, fatto di alveari perfettamente funzionanti che, se osservati nel dettaglio, suscitano un sentimento di ammirazione.
Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con qualcuno che, venendo a conoscenza della drastica diminuzione della popolazione delle api, ha deciso di impiegare le proprie abilità e competenze per contrastare questo fenomeno. Si tratta di Niccolò Calandri, CEO (Chief Executive Officer, ovvero Amministratore Delegato) di 3Bee, un’azienda che applica la tecnologia per salvaguardare le api, tramite sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica degli alveari.
Questa climate tech company innovativa non si è limitata a fornire un servizio agli apicoltori, ma ha dato la possibilità di aiutare a proteggere le api anche a chi di insetti impollinatori e tecnologia ne sa ben poco, tramite iniziative – quali “Adotta un alveare” – che permettono di acquistare, monitorare e infine ricevere il miele prodotto. Per saperne di più su queste iniziative e su 3Bee, abbiamo parlato direttamente con il CEO Niccolò Calandri.
Intervista con Niccolò Calandri, CEO di 3Bee
Ciao Niccolò, parto subito con una domanda sul vostro sensore di monitoraggio. Perché si tratta di un’innovazione?
Siamo stati tra i primi in Europa a sviluppare questo tipo di prodotto, che consente di monitorare lo stato di salute della colonia di api anche a distanza. Il nostro obiettivo non è massimizzare la produzione, ma garantire il benessere ambientale e animale. La nostra è una gestione rigenerativa, non forniamo all’agricoltore un aumento della produzione, ma un modo per monitorare in modo più efficace le api, per garantire la loro salute e l’impollinazione. È un modello più rischioso, perché si basa sull’economia futura della sostenibilità.
Come avete individuato e mappato gli apicoltori che collaborano con i vostri progetti?
Abbiamo aperto le candidature tramite i social, in particolare Facebook e Instagram. A partire dai circa 3500 apicoltori che si sono candidati inizialmente, abbiamo effettuato progressive scremature, tanto che ad oggi sulla nostra piattaforma se ne trovano solamente un centinaio. Questi ultimi sono apicoltori virtuosi, che rispettano precisi criteri di etica e sostenibilità.
3Bee è una realtà che ha ormai diversi anni di vita. Come siete cambiati in questi anni?
Siamo cresciuti molto di più rispetto alle nostre previsioni iniziali. Oggi siamo un team di cinquanta persone, ben oltre quello che ci saremmo aspettati. Gestire tante persone a volte può essere impegnativo, ma ci ha consentito di avviare tanti progetti in cui crediamo.
Tra questi progetti, sul sito si può adottare un albero nettarifero, specificando quanta CO2 può assorbire e il numero di api nutrite. Come si fa questo calcolo?
Si parte innanzitutto dai paper scientifici, sia sulla quantità di CO2 assorbita dalle piante, sia su quanto nettare un certo tipo di ape produce in media. Si incrociano i dati dei libri di letteratura scientifica sull’argomento e dei più recenti peer review, per ottenere infine la percentuale riportata sul sito.
C’è anche la possibilità di acquistare e installare una casetta di api. L’idea di avere una casetta di api sul balcone può sembrare pericolosa: ci sono dei criteri per effettuare questo acquisto o chiunque può farlo?
Quel tipo di api sono le osmie, o api solitarie, che non pungono e non producono nemmeno del miele. Da un punto di vista utilitaristico, non servono a niente. Noi le vendiamo come progetto di educazione. Sono un simbolo, non necessitano di una gestione particolare perché difficilmente si ammalano, basta posizionarle in un punto soleggiato. Si possono per esempio mettere nel proprio giardino o su un balcone fiorito, dove possono fare l’impollinazione. Cerchiamo invece di disincentivare chi compra le api da miele, possono essere molto pericolose (ad esempio, pungendo qualche vicino allergico), e se non vengono gestite adeguatamente non portano a un beneficio ambientale.
Offrite moltissimi servizi a diversi tipi di clienti: apicoltori, aziende, scuole. Tra queste iniziative, qual è quella che sperate cresca di più?
A livello sociale, puntiamo tanto sull’educazione nelle scuole, che non produce un profitto economico. Per quanto riguarda la vendita delle osmie, c’è invece un ritorno economico. Le casette sono assemblate da lavoratori con disabilità: si tratta di un progetto sociale e ambientale. Inoltre, le iniziative nelle scuole sono progetti di educazione ambientale, per sensibilizzare i bambini, e migliorare indirettamente l’impatto sull’ambiente. Sono anche un modo per arrivare ai genitori e quindi possibilmente alle aziende con cui collaboriamo per investire in un cambiamento sostenibile.
A questo proposito: che cosa può insegnare oggi il mondo delle api a un bambino?
Sicuramente la collaborazione. Raccontiamo ai bambini come questi animali cooperano tra loro, senza competizione: un buon esempio anche per la convivenza nella società civile. Un altro importante messaggio è quello dell’ape come una sentinella che monitora l’ambiente per noi.
L’esistenza di realtà come 3Bee, che si muovono attivamente per limitare le conseguenze del cambiamento climatico, quali deforestazione e perdita della biodiversità, ci ricordano che la crisi climatica si può contrastare tutti i giorni. Come? Non serve essere apicoltori: basta scegliere attentamente che miele mettere nel carrello e, se si può, aderire a progetti che puntano a informare e sensibilizzare chi, per varie ragioni, ne sa poco. D’altra parte, la dolcezza di un miele prodotto rispettando i tempi delle api non lascia nessuno indifferente.

Affamata di storie, ama scrivere di ambiente e lasciarsi provocare dalle idee delle persone. Determinata e scrupolosa, le piace andare oltre l’apparente superficialità dei fatti per rileggerli da un punto di vista diverso. Il suo luogo sicuro è la biblioteca, ma non fatevi ingannare: non è mai puntuale nella restituzione dei libri. Dopo la laurea triennale in Lettere presso l’Università degli Studi di Milano, attualmente studia Environmental Humanities presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.