L’Arte può dialogare con le piante?
Il design forse può salvare il mondo. L’Arte contemporanea forse può esprimere a chiare lettere ciò che viviamo. Il surriscaldamento climatico forse può essere toccato con mano e anche abbracciato. Possiamo guardare oltre, grazie alle opere dei musei, non solo verso un abisso fatto di un clima insostenibile ma verso una nuova epoca. Sembra paradossale credere a quanto sopra, ma se fosse vero?
Nature – Cooper Hewitt Design Triennial with Cube Design Museum
Una mostra a New York vuole proprio dimostrare che questo è possibile. Natura è il titolo di quest’ultima. Il design, forgiato da architetti, ingegneri, filosofi e artisti dialoga con la Natura e tenta di fare pace con essa.
‘’Il Design tenta di creare delle connessioni significative con la natura, lasciandosi ispirare dalle sue proprietà e risorse. Il processo collaborativo è una risposta ottimistica a questo momento storico nel quale gli umani devono fare i conti con le complessità e le condizioni del nostro pianeta. Tirati in causa da un senso di urgenza, i designers guardano alla natura come una guida e una compagna’’.
Questa descrizione può sembrare troppo ingenua, ma non è forse grazie all’Utopia insita nell’Arte che possiamo trovare il piglio per affrontare il cambiamento?
After ancient Sunlight e Curiosity Cloud
L’Artista Charlotte McCurdy è una designer. Il suo obiettivo (tutt’altro che ingenuo) è quello di rispondere positivamente alla narrativa catastrofica del cambiamento climatico. Nel suo progetto “After Ancient Sunlight’’ essa ha deciso di creare un impermeabile.
La potenza rivoluzionaria di questo capo è il materiale di cui è costituito: alghe che naturalmente assorbono e tolgono dall’atmosfera l’anidride carbonica. Questa positività non si presenta come una risposta semplicistica al problema.
Tuttavia, grazie a questo oggetto, il cambiamento climatico può essere toccato con mano, indossato. E può essere risolto? Non è questa la domanda alla quale McCurdy risponde. L’artista desidera solo dirci che il problema può essere affrontato.
A partire da un impermeabile che non solo non è inquinante, ma fatto di alghe che sono utili all’ambiente. Charlotte vuole che la sensazione nell’indossare questo ‘oggetto’ sia quella di essere nell’esercito di coloro che combattono contro al cambiamento climatico.
Il futuro non sarà uguale al passato, dunque bisogna pensare a soluzioni alternative per resistere sotto a questa pioggia di cambiamenti. Questo impermeabile è il simbolo efficacissimo di questo concetto. Sempre in questa straordinaria mostra newyorkese, viene esposto il lavoro di un duo viennese Katharina Mischer e Thomas Raxer.
La loro opera necessita di ancora meno parole della precedente: si intitola ‘‘Curiosity Cloud’’. Lo spettatore si immerge in una nuvola di lampadine, le quali hanno al loro interno miniature dettagliate di diverse specie di insetti. Quando gli spettatori guardano nelle lampadine, ecco che queste si accendono e gli insetti iniziano a volteggiare confusamente. Il rumore che essi provocano quando piano piano, come un’orchestra, iniziano a picchiare contro il vetro è immersivo.
L’opera vuole celebrare l’armonia e il senso di smarrimento e magia che si sperimenta a contatto con la natura. Anche se è una natura chiusa in un’oggetto di design. È come se fosse nelle pieghe più profonde di ciascuno di noi sentirsi in questo brusio come rapiti e in un sogno.
L’Arte può farci sentire a contatto con la Natura anche dentro a un museo
Questi due esempi ci fanno rispondere positivamente alla domanda del primo paragrafo. L’Arte può comunicare al presente. Il Design può coniugarsi con la naturalità e la magia della natura non si può cogliere solo nella natura sconfinata.
Il nostro mondo sta cambiando e sicuramente, come non vorrebbe Charlotte Mccurdy, la narrazione che ne deriva è catastrofica. Queste due opere vogliono essere uno stimolo e un respiro di sollievo, oltre che la dimostrazione che l’Arte può veramente toccarci, farci immergere in scenari lontani e parlare al presente proponendo soluzioni concrete.
Gli artisti si mostrano recettivi alla sofferenza che la natura sta attraversando e decidono di renderla il soggetto principale delle loro opere. Dunque, non è forse la natura, trascurata a lungo, a dover essere il nostro focus primario? L’arte si dimostra in grado di raccontare i cambiamenti prima che questi si solidifichino in ciascuno di noi.

Laura sta per laurearsi in Filosofia all’Università di Padova. È appassionata di teatro greco antico e di filosofia contemporanea. È anche curiosa di Digital Marketing, in particolare quello che riguarda i Social Network. Felice di collaborare con una rivista che promuove uno stile di vita etico e sostenibile.