Breve viaggio verso un business sostenibile

Il caso Ikea, tra profitto e impegno per l’ambiente

Obiettivo: economia circolare

È il 2805: la Terra è ormai stata abbandonata dagli esseri umani da secoli. WALL•E, l’ultimo di una famosa serie di robot, continua imperterrito da 700 anni nella sua opera di spazzino del nostro pianeta disabitato, dove a farla da padrone sono solo centinaia di enormi grattacieli di rifiuti.

Siamo nel 2021, e dalla spazzatura non si è salvato, a differenza del famoso film di animazione del 2008, nemmeno lo spazio; la notizia è circolata velocemente tra i telegiornali, che hanno mostrato le immagini satellitari di una Terra letteralmente circondata di detriti abbandonati in orbita, prodotti dal disuso dei satelliti stessi, da sonde, pannelli solari, parti di navicelle.

Il problema dei rifiuti è solo una delle questioni che stanno costringendo a rivedere in toto la struttura dell’attuale modello di produzione e consumo. L’aumento della popolazione, i costi di produzione in termini di materie prime, l’inquinamento prodotto, sono tutti fattori che stanno mettendo a dura prova la resistenza del sistema.

L’imperante economia capitalista si basa su un processo di tipo lineare, scindibile nelle fasi di estrazione delle materie prime, produzione, uso e scarto del prodotto. L’avvento del consumismo ha fatto sì che la produzione aumentasse a dismisura; la ricerca di risorse da impiegare ha portato ad uno sfruttamento dell’ambiente e dell’ecosistema senza limiti.

I rifiuti prodotti sono sempre di più e sempre più difficili da smaltire, visti i nuovi materiali sintetici. I limiti con i quali ci stiamo confrontando sono intrinseci a questo modello di produzione; un’alternativa è stata vista in quella che appunto viene chiamata economia circolare.

La scommessa di quest’ultima non riguarda esclusivamente la riduzione o addirittura l’eliminazione dei rifiuti, tramite la loro reintegrazione nel processo, ma una rivisitazione delle fondamenta dell’intero sistema economico, in modo da crearne uno alternativo che possa rigenerarsi da solo, garantendo la sua ecosostenibilità.

Si tratterebbe di un’economia il più possibilmente a impatto zero, dove tutto il processo produttivo viene riconvertito, a partire dalla progettazione fino al fine ciclo vita di qualsiasi prodotto, che permetterebbe di limitare la necessità di materie prime naturali. L’economia circolare è la direzione che dobbiamo intraprendere se vogliamo vivere in equilibrio con l’intero pianeta.

La svolta green di Ikea

Sono varie le aziende che stanno facendo propria questa visione e si stanno impegnando con azioni concrete nella transizione verso un’economia più sostenibile. Ikea è tra queste e ad oggi ha realizzato diversi progetti con al centro il rispetto per l’ambiente.

L’azienda ha annunciato di voler trasformarsi entro il 2030 in una realtà circolare in ogni suo aspetto. Ridurre le emissioni, risparmiare risorse preziose, realizzare prodotti con materie provenienti da fonti sostenibili e progettati per esser riutilizzati o riciclati e ridurre lo spreco di cibo: questi i loro obiettivi, i cui sviluppi sono riportati sul report annuale di Ikea, il Sustainability Report, disponibile anche online.

Un’attenzione particolare è rivolta al cibo; Ikea detiene infatti oltre 440 ristoranti nei loro negozi a livello mondiale. Interessante al riguardo è la svolta rappresentata dal vertical farming: l’intenzione è quella di puntare sull’autoproduzione dei prodotti da servire nella propria catena di ristorazione.

Solo un esperimento per il momento, effettuato nei punti vendita di Helsingborg e Malmö, dove sono stati installati due container, alimentati con energia da fonti rinnovabili, dedicati alla coltivazione idroponica di lattuga.

Tale tecnologia consentirebbe un risparmio di acqua stimato attorno al 95%, e del suolo, oltre ad abbattere i costi di trasporto. Allo stesso modo, l’interesse della compagnia si sta rivolgendo sempre più verso un’alimentazione con basso consumo di carne, per ridurre l’inquinamento prodotto dal bestiame; tra le alternative che si stanno valutando, c’à anche il mercato emergente degli insetti commestibili.

Altre collaborazioni sono attive su questo fronte; citiamo quella con WWF, per promuovere coltivazioni sostenibili e politiche forestali responsabili; Ikea Italia inoltre è tra le aziende firmatarie del “Patto contro lo spreco alimentare”, promosso da Too Good To Go, di cui abbiamo recentemente parlato.

Un’altra iniziativa in ottica di sostenibilità è quella di produrre pezzi e materiali di ricambio, in modo da prolungare la vita dei propri prodotti, così come dichiarato da Ikea. Qualcosa di simile era già accaduto negli scorsi anni, quando l’azienda ha iniziato a recuperare prodotti usati e materiali direttamente dai clienti, da rimettere in vendita per una seconda vita, o riciclare.

Una sfida aperta

La svolta di Ikea è quella di molte altre aziende che, presa consapevolezza dei problemi ambientali e dell’insostenibilità del sistema attuale, non possono più fingere indifferenza; esse sono chiamate a confrontarsi con i clienti, sempre più orientato verso brand etici e prodotti attenti al pianeta.

La strategia che guida questi cambiamenti e sulla quale stanno investendo vorrebbe un accostamento di due parole che celano due mondi, finora sempre pensati come in opposizione: business e sostenibilità. La conciliabilità tra i due è una sfida aperta da poco, e non solo ambientale, ma anche sociale. Molto resta ancora da fare; non dimentichiamo che la differenza possiamo farla anche noi, nel nostro piccolo.

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