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Architettura del Paesaggio: la High Line di New York

Rinnovare strutture in modo sostenibile per vivere la città

Città e territorio, tra “pieno” e “vuoto”

Ognuno di noi si rende conto di quanto il nostro territorio sia ormai stato violentato dal bisogno espansionistico dell’uomo e, da ormai 200 anni, si è persa quella che un tempo era la distinzione tra territorio e città. Questo smarrimento non è solo un dato empirico riscontrabile passeggiando o vivendo in una qualsiasi città, bensì è anche semantico.

Chiamiamo con il termine città aggregati urbani come Siena che insediamenti come Tokyo. E’ curioso notare che esistano parole come questa in grado di racchiudere situazioni così differenti. Per quanto riguarda il territorio, siamo abituati a considerare territorio tutto quello che non è urbano: diamo a questa parola un significato per differenziazione da 300 anni. Città e territorio erano due elementi ben distinti che assolvevano diverse necessità per l’uomo e per la comunità. Seguendo questo ragionamento di differenziazione si potrebbe dire che la città è il pieno, mentre il territorio il vuoto. Paradossalmente però ci si rende conto che, quando “viviamo” la città, trascorriamo il nostro tempo nello spazio “occupato” dal vuoto: piazze, parchi, giardini, ma anche elementi molto più piccoli come marciapiedi e strade.

La costante crescita dell’urbanizzazione volta al divorare questi spazi aperti, questi luoghi che vengono a disegnarsi per “mancanza di pieno”, porterà lo sviluppo della città, quasi in modo profetico, ad auto annientare il territorio e far sì che, come in un libro Asimoviano, l’essere umano tenda a sviluppare una fobia incontrollata verso lo spazio aperto e sia costretto a confinare le sue città sotto gigantesche cupole.

La possibilità di disegnare la città seguendo le linee guida del territorio sta diventando sempre più ardua da seguire alla luce della travolgente espansione urbana iniziata alla fine dell’Ottocento e perpetrata fino ai giorni nostri.

Ma allora siamo destinati a vivere in un mondo di calcestruzzo e ferro? Possiamo dire che i nostri giorni all’aria aperta hanno le ore contate? Davvero l’Architettura sostenibile può da sola porre rimedio a queste tematiche?

Una possibile risposta: il territorio come risorsa

È dalla progettazione verde e dal territorio stesso che la soluzione può venire, nella gestione cosciente ed ecologica di quelli spazi che vengono a delinearsi attraverso il tessuto urbano.

L’Architettura paesaggistica da sempre cerca di risolvere queste questioni con lo studio approfondito del contesto storico culturale e con la progettazione verde.

L’Architettura del Paesaggio utilizza il materiale vegetale: alberi ad alto fusto ma anche cespugli, tappeti erbosi, fiori, etc. per disegnare un nuovo spazio aperto, sia esso in città o fuori da essa. Ovviamente questa definizione è estremamente riduttiva, ma ci fa notare la differenza sostanziale tra l’Architettura comunemente intesa e quella paesaggistica.

Architettura Paesaggistica: l’esempio della High Line di New York

Un esempio quasi paradigmatico della forza che può avere un intervento paesaggistico all’interno di una città è sicuramente la High Line di New York di James Corner e Piet Oudolf. Questo progetto è un fortissimo emblema di come, tramite la riprogettazione verde si possono attivare delle zone urbane altrimenti completamente incancrenite.

All’inizio degli anni 30’ a New York venne costruita una ferrovia sopraelevata, la West Side Line per decongestionare le strade della città che al tempo versavano in pessime condizioni igienico sanitarie a causa della pessima gestione del suolo pubblico e degli escrementi dei cavalli. Dopo nemmeno trent’anni la ferrovia andò in disuso a causa dello sviluppo dell’automobile e venne parzialmente demolita agli inizi degli anni 80’. Quel che ne rimane ora è il progetto di un parco pubblico iniziato nel 2009 dall’architetto paesaggista James Corner e dal botanico Piet Oudolf.

Tramite il sapiente utilizzo delle specie vegetali e la sensibilità estetica volta al riuso dell’esistente, è stato creato un incredibile parco lineare che, grazie alla sua posizione sopraelevata, offre delle fantastiche viste e scorci della grande mela e, in contemporanea, mette a contatto il fruitore con una zona verde che ristora dalla esasperante vita cittadina.

Un altro fondamentale elemento è il mantenimento di gran parte dell’esistente della West Side Line, ovvero la conservazione di gran parte dei binari e dei loro snodi di traffico che ora fanno da culla a moltissime specie vegetali che, crescendo a contatto con un terreno antropomorfo, offrono una dicotomia estetica veramente risolutiva.

L’incredibile forza di questo progetto sta nell’essere riuscito a riattivare completamente un’area ormai abbandonata e a trasformarla in una famosissima attrazione turistica che vanta milioni di visitatori all’anno. Sono moltissime, infatti, le nuove attività che sono nate grazie al progetto della High Line: bar e punti di ristoro, moltissime mostre di arte contemporanea ed inoltre è nata anche un’associazione volta al mantenimento e alla tutela della specie vegetali chiamata Friends of the High Line.

Grazie all’Architettura del Paesaggio, tematiche come l’inquinamento, l’abbattimento della CO2 e le bolle di calore possono essere parzialmente risolte tramite l’inserimento oculato e sapiente di specie vegetali che non solo purificano l’aria e modificano sensibilmente le temperature, ma risvegliano nell’uomo anche un bisogno atavico di contatto con la natura e riescono quasi a fungere da attrattori sociali e a riattivare meccanismi di scambio culturale che molto spesso vengono anestetizzati dalla pressante vita cittadina.

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Matteo Bazzani per Atmosphera lab
Matteo Bazzani

Laureando in filosofia (Unipd), lavora come Marketing Manager. Dopo aver maturato diverse esperienze nell’ambito del Digital Marketing, crea il progetto Atmosphera Lab.

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