L’irrigazione smart: perché è importante
Le tecnologie al servizio dell’agricoltura sono un chiaro esempio di come le innovazioni possano facilitare la comunicazione tra uomo e natura. Proprio di queste tecnologie si è discusso alla Fieragricola Tech di Verona, tenutasi il primo e il due febbraio 2023, dove si sono riuniti 520 espositori per mostrare i prodigi tecnologici Made in Italy del settore agricolo. Durante la Fiera sono state presentate le tecnologie dell’irrigazione smart e alcune possibili soluzioni per attenuare l’attuale crisi idrica.
I cambiamenti climatici, infatti, concentrano le precipitazioni nei periodi autunnali lasciandoci “all’asciutto” durante il resto dell’anno, restituendo poco del fabbisogno irriguo alle colture in campo. Inoltre, il settore agricolo italiano assorbe il 60% dell’intera domanda di acqua del Paese, ma è afflitto da una caotica gestione e da infrastrutture troppo vecchie che causano la perdita di oltre il 42% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione. Circa l’80% del Made in Italy agroalimentare è prodotto da colture irrigue; dunque, non possiamo prescindere da un corretto utilizzo dell’acqua.
Le tecnologie dell’irrigazione smart
Il fondamentale apporto dell’irrigazione smart è legato alla previsione dei contributi delle precipitazioni per arrivare a una gestione idrica efficiente. Comprendere se si deve irrigare il proprio campo e qual è il volume d’irrigazione sono le domande fondamentali a cui serve risposta. L’irrigazione smart comprende diversi tipi di strumenti – chiamati generalmente sensori – che possono raccogliere ma anche leggere il dato, aiutando gli agricoltori a capire ciò che avviene in campo.
Questi strumenti sono in grado di fornire una fotografia del reale fabbisogno idrico. Secondo Gioele Chiari, ricercatore del Cer-Anbi, l’utilizzo dei sensori è facilitato dalla costruzione di reti aziendali: sistemi digitali che aiutano a raggruppare le sensoristiche di campo riferite ai dati metereologici, bagnatura fogliare e terreno. Un altro settore in evoluzione è rappresentato dai software per la gestione delle coltivazioni.
La vera evoluzione, sostiene Chiari, è l’usabilità di questi programmi, ora disponibili anche agli agricoltori meno avvezzi alla tecnologia grazie alle interfacce informatiche. Tra questi, il servizio Manna Irrigation Intelligence, basato sul cloud, utilizza dati satellitari e attraverso delle semplici immagini fornisce ai coltivatori indicazioni sull’irrigazione, mappe per l’osservazione delle colture e strumenti per la pianificazione dell’irrigazione. L’agricoltore può accedere facilmente in qualunque luogo e in qualsiasi momento tramite l’interfaccia sul Web o l’applicazione per dispositivi mobili.
Sfide per il futuro
Cosa manca ancora alla nostra tecnologia? Sensori capaci non solo di leggere e comprendere il fabbisogno idrico, ma anche di prevederlo. Questi strumenti sono in fase di definizione: droni, dispositivi elettromagnetici per l’analisi del suolo e sensori che analizzano l’attività delle radici. Per esempio, la previsione del trasporto xilematico – ovvero il flusso d’acqua dalle radici alle foglie – può essere realizzata attraverso sensori che identificano l’estrazione idrica giornaliera e notturna, determinando così la capacità di lavoro delle radici.
Secondo Gioele Chiari il futuro è proprio questo: la lettura dei flussi xilematici e floematici, della funzionalità dell’apparato radicale e tutti gli altri parametri fisiologici che possono prevenire un problema. Queste tecnologie sono già in fase di sviluppo presso centri di ricerca italiani come Acqua Campus, una realtà di consorzi di bonifica che assiste gli agricoltori nella scelta migliore per le loro coltivazioni.

Giorgio si è laureato in Chinese Studies (Unibg e Unimc) e si sta laureando in Environmental Humanities all’Università Ca’ Foscari. È insegnante di italiano in una scuola privata di Pechino. Credendo fermamente nell’importanza della giustizia ambientale, ha deciso di unirsi al gruppo di Atmosphera Lab.