L’attenzione quindi parte da un sentito riguardo verso alle condizioni dei lavoratori e si addentra poi nel complicato terreno del mondo fashion a 360°, con lo scopo di difendere il benessere degli animali nelle fasi di produzione e vendita di prodotti tessili e di sensibilizzare i clienti a riguardo.
Come Good on You orienta il consumatore
Da una progettazione alquanto intricata, la fruizione dell’app è, in realtà, semplice ed intuitiva.
Una volta scaricata l’app è sufficiente digitare il capo d’abbigliamento o, ancora meglio, il nome del brand di interesse e questo comparirà puntualmente valutato secondo i tre parametri cardine (persone, animali e pianeta) restituendoci il verdetto finale sotto forma di una scala che va da 0 a 5 punti, dove il primo equivale a “Noi lo evitiamo” mentre il secondo significa “Eccellente”.
Chi, e soprattutto, in che modo è giunto a tale verdetto?
La premessa è la preparazione delle persone coinvolte: nel lavoro sono infatti implicate 12 menti con competenze disparate, da analisti scientifici a sviluppatori, fino a creatori di contenuti, che collaborano da tutto il mondo in nome della sostenibilità in ambito fashion.
Di solito i marchi vengono segnalati dagli utenti ma accade più spesso del previsto che siano le aziende di moda stesse a contattarli e domandare loro di essere “giudicate”.
Quali brand non hanno superato la prova?
Un’indagine durata un anno ha portato alla luce alcuni scheletri nascosti negli armadi di marchi fautori della fast fashion. Stiamo parlando di nomi noti, quali Zara e H&M. Entrambe le aziende sono infatti risultate essere complici del processo di deforestazione in Brasile, in particolare nella zona del Cerrado, un’ecoregione ricca in flora e fauna: nel periodo di tempo che va dal 2014 a 2023, da qui sono state prelevate tonnellate di cotone dirette verso l’Asia, dove sarebbero state lavorate e, quindi, vendute in un secondo momento in Inghilterra, Europa e Stati Uniti.
Oltre a macchiarsi dell’onta di sfruttare i lavoratori della zona, i due brand hanno creato un danno ambientale tale da distruggere migliaia di ettari di terreni agricoli sudamericani.
Il governo brasiliano sta prendendo provvedimenti circa le ingiustizie sottese alla catena di produzione dei vestiti tuttavia, parte della responsabilità, nasce dalla consapevolezza dei nostri acquisti, come tiene a precisare Good on you in un post su Instagram appositamente dedicato a questa triste ma reale ricostruzione di eventi.

Laureata in Giornalismo, Cultura Editoriale e Comunicazione Multimediale presso l’università di Parma, adora interfacciarsi con realtà sempre nuove. Aspirante viaggiatrice, ha un occhio di riguardo per l’ecologia e i diritti umani. In Atmosphera Lab ha trovato un valido alleato per comunicare ciò che più le sta a cuore.



