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Gettare a terra le sigarette? Ma anche no

L’impatto della dispersione dei mozziconi nell’ambiente è devastante, ma c’è chi prova a contrastarlo con la gamification

03/06/2024

Che le sigarette facciano male alla salute, è appurato ormai da decenni. Come riporta il Ministero per la Salute italiano, l’assunzione costante e prolungata di tabacco è in grado di incidere negativamente sulla durata della vita media di una persona, vista l’aumentata probabilità di sviluppare tumori (polmonari ma non solo). Secondo uno studio del 2022, infatti, nei prodotti a base di tabacco sono presenti 83 sostanze cancerogene. 

Anche per questa ragione, ultimamente i comuni stanno iniziando ad incrementare delle politiche volte alla prevenzione. Tra le più recenti, la cosiddetta “distanza di sicurezza per i fumatori”, che cerca di scoraggiare soprattutto il fumo passivo, introdotta in Italia – con diverse modalità – sia a Milano, sia a Torino. L’idea di base è che tra il fumatore e i suoi vicini ci debba essere una distanza di alcuni metri, per tutelare la salute dei non fumatori.

Un po’ meno noto, invece, è l’impatto che le sigarette hanno sull’ambiente. Il tabacco è un agente altamente inquinante, in ogni fase della sua produzione. Tuttavia, ci sono anche esempi virtuosi di aziende che lavorano su strategie volte a combattere la dispersione delle sigarette nell’ambiente. Ma andiamo con ordine.

Deforestazione, consumo di risorse e trasporti

Fin dalle fasi di coltivazione, il tabacco impatta negativamente sull’ambiente: secondo un documento divulgativo dal titolo Tobacco: poisoining our planet rilasciato nel 2022 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno vengono dissodati circa 200.000 ettari di terreno per l’agricoltura e la lavorazione del tabacco.

«Rispetto ad altre attività agricole come la coltivazione del mais e persino il pascolo del bestiame, la coltivazione del tabacco ha un impatto molto più distruttivo sugli ecosistemi, in quanto i terreni coltivati a tabacco sono più inclini alla desertificazione» riporta il documento. Non solo deforestazione quindi, per far spazio alle colture, ma anche degradazione del suolo. 

Tutti i processi di produzione e di distribuzione dei prodotti del tabacco sono caratterizzati da un ingente consumo di energia e acqua, che complessivamente, stando al documento dell’OMS, generano una quantità di emissioni di carbonio stimata pari a 3 milioni di voli transatlantici. Per quanto riguarda l’acqua usata nelle diverse fasi di produzione, l’impatto è ancor più rilevante. Se si considera il suo intero ciclo di vita, dalla coltivazione al consumo, una singola sigaretta richiede ben 3.7 litri d’acqua! 

L’inquinamento atmosferico

Il semplice gesto di accendere una sigaretta contribuisce al peggioramento della qualità dell’aria. Una volta fumata, inoltre, rimane il problema dello smaltimento dei mozziconi, che sono costituiti da materiali plastici e tossici, e molto spesso vengono erroneamente gettati a terra. Il semplice atto di buttare a terra una sigaretta, anziché riporla negli appositi cestini, ha conseguenze spesso sottovalutate in termini di inquinamento del suolo e delle acque. Un ulteriore problema che comporta danni alla biodiversità è il rischio di avvelenamento di piccoli organismi, a causa dei metalli pesanti e della nicotina presenti nei mozziconi.

La start up Human Maple ha provato a rispondere alla sfida della dispersione delle sigarette nell’ambiente tramite un approccio innovativo, che si basa sulla gamification. 

I posacenere-sondaggio: meglio mare o montagna? 

Human Maple è una CleanTech company di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, che prende il nome dall’acero riccio, perché è l’albero che raccoglie più CO2. L’idea di base, mi spiega Alì Benkouhail, CEO dell’azienda e co-fondatore, è trasformare le persone in umani-acero, che aiutano a risanare l’ambiente proprio come fossero alberi. 

«Noi vogliamo combattere il cosiddetto littering, cioè la dispersione dei mozziconi di sigaretta. Uno dei modi che abbiamo escogitato, che in realtà è stato già validato in Nord Europa, come nel Regno Unito e in Germania, è l’utilizzo del posacenere-sondaggio. I nostri posacenere sono facilmente riconoscibili: hanno la forma di una sigaretta, presentano due occhi che corrispondono a due entrate dotate di un vetro trasparente. Il vetro mostra il riempimento delle sigarette più da una parte o da un’altra. Nella parte superiore c’è una domanda: per esempio, meglio tortellini o lasagne? Christiano Ronaldo o Messi? Montagna o mare?» mi spiega Benkouhail. 

Lavorano infatti sulla gamification, cioè l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti non ludici, come appunto nel gesto di scegliere dove gettare la propria sigaretta. «Purtroppo, ⅔ dei fumatori gettano a terra la sigaretta. Con il posacenere-sondaggio, il fumatore viene chiamato a inserirla in uno dei due occhi, e in questo modo si incentiva la raccolta. Se devo votare, la mia sigaretta assume del valore, perciò anziché buttarla a terra la metto lì.» aggiunge il CEO.

I posacenere Maple sono distribuiti lungo tutta la penisola italiana. Il quesito che si trova sul posacenere viene concordato con il cliente, perciò varia a seconda della location: «Per esempio, abbiamo installato un posacenere in Piazza Verdi, a Bologna, e lì si trova scritto: Virtus o fortitudo? Diciamo che a seconda del target cambia la domanda. In Puglia abbiamo messo: “Primitivo o Malvasia?”.»

Da mozzicone a giacca: gli altri obiettivi di Human Maple

Human Maple ha inoltre ideato la campagna #Riciccami, che lavora sui Goal 11 (Città e Comunità sostenibili) e il 12 (Consumo e Produzione responsabili) dell’Agenda 2030. Il progetto punta a smaltire correttamente le sigarette e a trasformarle in un materiale riciclabile, che viene impiegato successivamente da aziende terze nel campo della moda. 

Benkouhail ci spiega come funziona il processo di stoccaggio: «Prima di tutto le sigarette vanno asciugate, poi passano in un macchinario che toglie la cenere e il tabacco. Segue una fase di triturazione, alla fine della quale fuoriesce una palla di cotone e di cartina, con alcuni pezzi di alluminio, che vengono successivamente separati con un rullo tramite elettrodi magnetici. Infine c’è un macchinario che separa la cartina, che diventa uno scarto, dall’acetato di cellulosa, che viene messo da parte e lavato in delle vasche con del solvente organico. Dopo tre lavaggi, c’è una fase di essiccazione. Una volta essiccato, l’acetato è diventato una palla di cotone che ha forti proprietà termoisolanti, perciò può essere utilizzata nel campo dell’imbottitura per realizzare giacche, cuscini, portachiavi, peluche.»

Nel progetto #Riciccami, inoltre, è compresa anche una parte di educazione ambientale, che può rivolgersi alle aziende, o alle scuole e ai centri estivi. «Lavorare con i bambini è molto gratificante. Insegniamo loro come funziona il ciclo dei rifiuti tramite dei giochi interattivi. Per esempio, i bambini devono indovinare dove si buttano gli oggetti e vince la squadra che fa meglio la raccolta differenziata.» 

E se tutti smettessero di fumare? Il CEO di Human Maple mi risponde: «Beh, esulteremmo, perché noi siamo contro il fumo! In realtà, già oggi si sta andando in quella direzione: ci sono alcuni Stati, come la Nuova Zelanda, in cui è proibito il fumo di sigaretta ai nati dopo il 2008. C’è da dire che non viene vietato il fumo dei filtri delle sigarette elettroniche. Da qui al 2050, sembra che l’obiettivo sia trasformare le sigarette a combustione in sigarette elettroniche. Per il nostro business non è un problema, perché riusciamo a riciclare anche quelle. Chiaro che se un giorno tutti smettessero di fumare, noi saremmo contenti, e come azienda stiamo già investendo in altri progetti di riciclo.» 

Sul fronte sigarette, tante sono le divisioni ancora in corso, a causa delle differenze (e diffidenze) culturali. Per quanto riguarda la legge sul divieto alle sigarette menzionata da Benkouhail, proposta dall’ex governo di Jacinda Arden e approvata nel 2022, va detto che già a novembre 2023 il nuovo governo di centrodestra ha fatto marcia indietro, rimuovendo la proibizione. La domanda sorge spontanea: i nostri nipoti fumeranno ancora sigarette?

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Elena Colombo

Laureata in Lettere (UniMi), attualmente studia Environmental Humanities (UniVe). Affamata di storie, ama scrivere di ambiente e lasciarsi provocare dalle idee delle persone. Determinata e scrupolosa, le piace andare oltre l’apparente superficialità dei fatti. Il suo luogo sicuro è la biblioteca, ma non fatevi ingannare: non è mai puntuale nella restituzione dei libri.

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