Architettura sostenibile: la canapa come materiale da costruzione.
Proprietà e applicazioni edili di una pianta miracolosa
La canapa: un materiale eclettico e sostenibile
Per molto tempo dimenticata ma dalle innumerevoli qualità, la canapa negli ultimi anni sta assistendo ad un rinnovato interesse per le sue proprietà a dir poco eclettiche. È difatti una pianta versatile, in grado di adattarsi a condizioni climatiche diverse, la sua crescita è veloce, ed è in grado di sottrarre anidride carbonica all’atmosfera e rigenerare il suolo depurandolo dagli agenti inquinanti. Mica male per una pianta demonizzata per anni, vero? Inoltre, la sua biomassa può essere applicata ad una vastissima gamma di usi industriali e artigianali, tra cui la produzione di materiali da costruzione ecosostenibili.
La canapa come materiale da costruzione
Il primo utilizzo della canapa come materiale da costruzione è iniziato in maniera sperimentale in Francia nel 1986. A questa sperimentazione, in cui le fibre di canapa venivano miscelate alla calce, ha fatto seguito una veloce diffusione nel settore edile. L’utilizzo di questa tecnica è stato impiegato inizialmente soprattutto per il restauro conservativo di edifici storici, e dai primi anni Novanta nell’edilizia corrente con uno sviluppo crescente. In Italia, la prima casa in canapa-calce è stata realizzata nel 2010 in Emilia Romagna, proprio nella Regione che nella prima metà del novecento era la principale produttrice di canapa della penisola.
Attraverso un processo di separazione meccanica, dal fusto della pianta vengono separati la fibra (parte esterna) e il canapulo (parte interna).
La componente più pregiata, la fibra, è prevalentemente utilizzata nell’edilizia per la produzione di isolanti termo-acustici per ambienti interni.
Il canapulo invece è la componente della pianta più usata nel mondo delle costruzioni: frantumato in scaglie, viene commercializzato in diverse granulometrie, come gli inerti da costruzione; questo componente viene utilizzato a secco per riempire strutture e stratigrafie oppure viene miscelato con acqua, leganti e altri inerti con un’impastatrice, ottenendo un composto di consistenza diversa a seconda del prodotto finale che si vuole ottenere.
Essendo un materiale altamente igroscopico, ovvero un naturale regolatore di umidità dell’aria, la canapa, grazie alla sua struttura molecolare, può inglobare vapore acqueo senza variazioni sensibili del volume. Questo consente di mantenere in equilibrio il livello di umidità all’interno degli ambienti, che significa salubrità e benessere abitativo. Alte prestazioni d’isolamento termico e acustico eccezionali vengono inoltre garantite dalle proprietà isolanti di questa miscela.
Per realizzare edifici in cui sono richieste elevate prestazioni di efficienza energetica, ridotti consumi ed alto comfort abitativo, questa tecnologia costruttiva si è semplicemente perfetta!
Incontro tra architettura e sostenibilità
Dal punto di vista dell’ecosostenibilità, l’impronta ecologica della miscela calce-canapa è decisamente negativa: nel bilancio tra la CO2 emessa nella produzione e nell’uso del materiale e la CO2 assorbita durante il processo di crescita della pianta, quest’ultima risulta maggiore. Inoltre, paragonato ad altri materiali edili, la canapa-calce ha un ciclo di vita veramente lungo, che tra l’altro si conclude con la completa sua riciclabilità. Infatti, basta un processo di frantumazione per essere di nuovo impiegato come materia prima secondaria o addirittura in nuovi cantieri, senza necessità di trattamento di alcun tipo.
Tutte queste caratteristiche rendono la canapa perfetta per l’edilizia sostenibile, e viene da chiedersi come mai la sua produzione sia stata osteggiata per anni, sebbene sia evidente che si tratti di una pianta miracolosa anche dal punto di vista medicinale. Che avrà mai fatto di male questo tenero arbusto per meritarsi l’epitaffio di “erba del diavolo”? Negli ultimi anni la sua reputazione presso l’opinione pubblica sta rapidamente cambiando, e sembra che la rivoluzione green abbia trovato nella canapa un solido alleato!
Massimo ha una laurea in psicologia (Unipd) e un master in Web Marketing e Comunicazione Digitale (IUSVE). Attualmente lavora come consulente di marketing digitale. È profondamente interessato al neuromarketing e allo sviluppo sostenibile e crede fermamente nel futuro del laboratorio Atmosphera.