Cosa sono le cantine carbon neutral
Uno dei settori dove la produzione di CO2 è prolifica è l’industria vinicola. In tutte le fasi di produzione del vino, quali la viticoltura ( la coltivazione e la raccolta dell’uva), la vinificazione ( la fermentazione del vino), l’imbottigliamento e la distribuzione, le emissioni di CO2 sono a livelli molto alti. Tali emissioni provengono, per esempio, dalla produzione del vetro, dal consumo di elettricità e dal consumo del diesel dei mezzi agricoli per la coltivazione.
Un recente studio del 2022 ha osservato che, per la produzione di una sola bottiglia di 0,75 L, i valori delle emissioni di CO2 variano dagli 0,15 ai 3,51 kg lungo tutte le varie fasi di produzione. In confronto, le emissioni CO2 di un’auto a benzina sono pari a 2,38 g per litro consumato.
Al fine di ridurre tali valori, alcune aziende vinicole sono intervenute operando tramite mezzi di produzione meno impattanti e più sostenibili.
A tal proposito sono nate le cantine carbon neutral, ovvero aziende vinicole che limitano le loro attività di produzione ad alta emissione di CO2 convertendosi a metodi più sostenibili; ad esempio, producendo energia elettrica da fonti rinnovabili, riducendo l’uso di pesticidi, modificando i processi di fermentazione e optando per imballi riciclabili e mezzi di trasporto meno inquinanti.
Cantine carbon neutral nel mondo
La prima azienda vinicola al mondo a diventare carbon neutral è stata la Fetzer Vineyards, dislocata a Hopland, California. A partire dagli anni 80 ha adottato pratiche al 100% organiche nella coltivazione dell’uva, diventando così la prima azienda vinicola certificata Zero Waste e la prima in California a operare esclusivamente con energie rinnovabili.
Dal 2005, la Fetzer Vineyards ha implementato numerose pratiche di riduzione delle emissioni di CO2, quali ad esempio l’utilizzo di pannelli solari di recupero di energia e l’installazione di sistemi di trattamento dell’acqua sostenibili, riducendo drasticamente le loro emissioni.
Sempre nel panorama internazionale assume importanza la International Wineries for Climate Action (IWCA), un gruppo di collaborazione tra aziende vinicole.Attualmente fanno parte di questo network trentasette aziende, le quali seguono un protocollo che richiede la valutazione delle emissioni e dei mezzi per ridurle. Ad oggi hanno collettivamente ridotto le emissioni di 59336 tonnellate.
Firriato: una realtà italiana
In Italia questa realtà è ancora in fase di sviluppo. Attualmente l’unica cantina certificata carbon neutral è Firriato, un’azienda siciliana che sfoggia 78 ettari di vigneto ai piedi dell’Etna. L’azienda, oltre a valorizzare la biodiversità siciliana tramite un regime di agricoltura biologica certificata, misura e controlla le emissioni, operando dove è possibile per diminuirle.
Nel 2019 l’azienda diviene la prima in Italia a ottenere il riconoscimento di cantina carbon neutral (anche se di fatto risultano essere carbon neutral dal 2017): tra il 2012 e il 2017 ha ridotto le emissioni di gas serra del 41%, per poi compensare le rimanenti, fino ad annullarle completamente.
A tal proposito, il dott. Federico Lombardo di Monte Iato, COO di Firriato, ha affermato in un’intervista che gli elementi fondamentali per il raggiungimento di tale risultato sono stati due:
«Il primo è stato quello di avere un approccio “manageriale” alla sostenibilità ambientale creando competenze interne, solo in questo modo si può uscire dai marketing claim e dal green washing e si può mantenere un sistema dove il rispetto della natura è reale e funzionante. Il secondo è stato uscire dagli schemi del mondo del vino: troppo spesso si pensa che la sostenibilità ambientale nel vino si faccia solo nel vigneto. Sicuramente fondamentale, ma che non rappresenta più del 20-25% del totale.»
Inoltre ha sottolineato come la certificazione carbon neutral si porta dietro tre aspetti cruciali, ovvero:
«La certezza dei dati, la trasparenza nei confronti del mercato e del consumatore, il fatto che la sostenibilità ambientale diventi “integrata” nel processo produttivo, ma, soprattutto, l’obbligo al continuo miglioramento, come la riduzione del proprio environmental footprint a ogni ciclo di certificazione.»
Essendo la prima e attualmente l’unica realtà vinicola carbon neutral, il loro esempio nella società risulta fondamentale. Il dott. Lombardo di Monte Iato ha sottolineato che chi volesse intraprendere il loro stesso percorso dovrebbe in primo luogo misurare quali sono le emissioni e dove si trovano,per capire quali azioni intraprendere per ridurre le proprie emissioni. Al fine di attuare ciò ha consigliato alle aziende di richiedere la ISO14064 (ovvero il certificato di carbon neutrality) e di farsi seguire da qualche ente certificatore esperte, quale ad esempio il DNV.
Un terreno ancora da esplorare
In base a uno studio del 2019, le attività sostenibili di viticultura possono trasformare il sistema agroalimentare in un net carbon sink in grado di compensare la totalità delle emissioni antropiche al suo interno.
Inoltre, il monitoraggio delle emissioni risulta essere un bacino di informazioni utili per monitorare l’applicazione di pratiche sostenibili per contrastare il cambiamento climatico.
Tuttavia, essendo quella delle cantine carbon neutral una realtà ancora in fase di sviluppo, soprattutto in Italia, gli effetti possono essere attualmente valutati solo su piccola scala, e dai primi dati raccolti sono stati verificati dei riscontri positivi. Occorrerà aspettare ancora qualche anno per vedere se il trend sarà destinato a crescere e si si riusciranno a ottenere risultati anche su larga scala.

Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale (Università degli Studi di Milano) e attuale studente di Environmental Humanities (Università Ca’Foscari Venezia). È appassionato di sostenibilità, studi sul cibo, geografia e studi animali, principalmente in relazione alla contemporaneità.